Gli strumenti del web 2.0 per l’apprendimento nella “Scuola Digitale”

Questo articolo è tratto dal saggio breve di Pamela Tedesco originariamente intitolato “I software del web per la classe 2.0” ed elaborato per il modulo “Contributo della tecnologia nello sviluppo delle abilità” nel corso del Master in Didattica della lingua italiana a stranieri (Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio di Calabria, anno accademico 2019-2020).

Introduzione

Il Piano Nazionale Scuola Digitale, promosso dal MIUR e finalizzato al miglioramento degli ambienti scolastici mediante l’impiego nella didattica delle tecnologie, si prefigge in particolare tre azioni: la dotazione alle scuole di lavagne interattive multimediali (LIM), ovvero di un’attrezzatura tecnologica costituita di una LIM e di un proiettore integrato, collegati a un personal computer; la creazione di “classi 2.0”, ovvero di ambienti di apprendimento, in cui non sia presente soltanto la LIM, bensì si integrino diversi dispositivi tecnologici, tra i quali tablet, stampanti, scanner e i programmi del “web 2.0”; la realizzazione di una “editoria digitale”, ovvero di prodotti editoriali creati da insegnanti e alunni impiegando le tecnologie digitali e multimediali, dunque introducendo nuove modalità di insegnamento e di apprendimento.

che cos’è Il web 2.0

Con l’espressione “web 2.0” comunemente si fa riferimento a una serie di strumenti tecnologici, come blog, social network, siti per la condivisione di file multimediali e piattaforme per l’interazione fra utenti, i quali pertanto permettono di comunicare nonostante le distanze geografiche e sociali.

Il web 2.0 differisce dalla sua versione precedente (il “web 1.0”) per il fatto che in passato la comunicazione avveniva in modo unidirezionale: da una parte, infatti, erano in pochi coloro che avevano la possibilità e la capacità tecnica di redigere testi, creare contenuti e pubblicarli nel web; dall’altra, la maggior parte delle persone navigava in modo passivo, limitandosi a osservare i contenuti altrui.

Nel web 2.0, invece, chiunque è in grado di produrre contenuti, condividere immagini e filmati, lasciare commenti ai prodotti degli altri utenti, anche se non possiede competenze tecniche specifiche, proprio grazie agli strumenti sopra menzionati. Questi ultimi possono essere sfruttati anche in un contesto educativo, poiché possono favorire l’apprendimento.

Gli strumenti del web 2.0 per l’apprendimento

I ricercatori Daniel Light e Deborah Keisch Polin (Center for Children and Technology, Education Development Center, New York) hanno catalogato, nel 2010, gli strumenti del web 2.0, raggruppandoli in quattro categorie secondo la loro potenziale finalità in un ambiente formativo:

  • strumenti per creare o arricchire con del materiale multimediale un Virtual Learning Environment (VLE), ossia un Ambiente Virtuale di Apprendimento;
  • strumenti che aiutano a comunicare o a stabilire rapporti;
  • risorse in supporto all’insegnamento e all’apprendimento;
  • strumenti con cui gli studenti realizzano prodotti per dimostrare il livello di apprendimento raggiunto.

Alcuni strumenti possono, in realtà, appartenere a più categorie. I blog, per esempio, vanno considerati risorse sia per arricchire i VLE sia per intrattenere rapporti con gli alunni.

Le piattaforme VLE

Quando si utilizza l’espressione Virtual Learning Environment (VLE) si intende una piattaforma didattica, che talvolta viene chiamata Course Management System (CMS) oppure Learnig Management System (LMS). Una piattaforma VLE consiste in uno spazio o in una rete, a cui si connettono docenti e studenti per accedere a contenuti in supporto alle lezioni. La piattaforma è gestita da un amministratore, che ne cura l’organizzazione dei contenuti e l’aspetto grafico, inoltre si occupa dell’accesso degli utenti. Al docente, invece, spetta il compito di creare e caricare il materiale didattico, che gli alunni possono visualizzare e commentare e con il quale possono interagire.

Per soddisfare le esigenze degli insegnanti e dei discenti, una piattaforma VLE è dotata di strumenti vari, come un forum di discussione, i “wiki” (ossia documenti che possono essere modificati dagli utenti, quindi sia dai docenti sia dagli studenti), un blog, una chat, le videoconferenze, infine gli archivi per il materiale condiviso. Spesso, inoltre, in tali piattaforme sono presenti dei moduli per creare verifiche e test in modo semplice.

Un esempio di piattaforma VLE è Moodle, la quale permette di caricare contenuti e di interagire tramite blog, forum ed e-mail. Moodle dev’essere scaricata; in alternativa si può ricorrere a Edmodo, una piattaforma online che non richiede alcun download. Con Edmodo, che somiglia molto a un social network, l’insegnante può creare delle classi, utilizzando il suo profilo, dunque può invitare i suoi studenti a partecipare.

I programmi per la creazione di verifiche

Esistono dei programmi specifici per la creazione di verifiche, nelle quali possono essere inserite domande di diverso tipo, come quesiti vero-falso, esercizi di completamento con parole o espressioni, esercizi di abbinamento (come per esempio liste di termini da associare correttamente), quesiti a scelta multipla, esercizi di ordinamento o domande a risposta aperta. Con questi software la correzione avviene in modo automatico e istantaneo, in quanto il docente inserisce anche le risposte corrette assieme alle domande, nel momento in cui prepara la verifica. In questo modo, completato il test, l’alunno viene subito informato del risultato. Spesso il programma permette un’estrazione casuale delle domande, quindi l’insegnante può far svolgere contemporaneamente a tutti i suoi studenti delle verifiche diverse fra loro.

Un esempio di questo tipo di programma è WonderShare QuizCreator, con il quale è possibile creare delle verifiche da incorporare nelle piattaforme VLE, oppure da visualizzare tramite un browser. Un software simile in italiano è QuizFaber.

I test interattivi con i risponditori

Restando nell’ambito delle verifiche, l’insegnante ne può proporre una tipologia particolarmente coinvolgente, sfruttando la lavagna interattiva multimediale (LIM), collegata a un computer e a un sistema di risponditori, se la classe ne è dotata. Questi ultimi sono dispositivi, il cui aspetto è simile a quello di un telecomando, vengono gestiti dal medesimo computer, a cui è associata la LIM.

Un test interattivo può essere svolto nel seguente modo: dopo che i risponditori sono stati distribuiti tra gli studenti, il docente mostra delle domande sulla LIM, alle quali essi devono rispondere scegliendo l’alternativa corretta, dunque premendo il pulsante corrispondente. I risponditori, infatti, inviano un segnale, che viene captato da un ricevitore e trasmesso al computer, sul quale l’insegnante visualizza istantaneamente le risposte date ed eventuali statistiche. I test interattivi, svolti per mezzo della LIM e dei risponditori, hanno il vantaggio di stimolare l’interesse, la curiosità e la motivazione degli alunni.

Altri programmi per la condivisione di materiale didattico

Le piattaforme VLE non rappresentano l’unico strumento per la condivisione di materiale realizzato dall’insegnante o dai discenti. Esistono, infatti, altre risorse, grazie alle quali il materiale può essere messo a disposizione in uno spazio comune.

Un esempio è dato da Google, che tramite alcuni dei suoi servizi fornisce gratuitamente ai propri utenti la possibilità di creare, archiviare e condividere vari tipi di file, come i documenti di testo, i fogli di calcolo e le presentazioni. Il materiale condiviso può essere anche modificato, in base ai permessi stabiliti dal creatore del file. Un’applicazione interessante offerta dall’azienda statunitense è quella che in italiano porta il nome di “Moduli”, grazie alla quale è possibile costruire delle verifiche da sottoporre agli alunni, anche se questi ultimi non possiedono un account di Google. È sufficiente, infatti, fornire il collegamento diretto (indirizzo web) al modulo, che può essere compilato da chiunque.

Il blog

Nei paragrafi precedenti, a più riprese è stato citato il blog, che può essere considerato in generale uno strumento che favorisce la comunicazione e aiuta a stabilire rapporti, in quanto viene utilizzato come un diario per registrare fatti, eventi e opinioni, spesso allegando immagini o altro contenuto multimediale. Un utente, che partecipa a un blog, può inserire un testo, a cui viene data risposta dagli altri partecipanti lasciando dei commenti in calce; l’autore del testo iniziale può, a sua volta, rispondere ai commenti: in questo modo si realizzano delle discussioni vere e proprie.

Se utilizzato in un ambito didattico, il blog può diventare uno strumento condiviso da una classe. L’insegnante, infatti, può avviare una discussione, inserendo un testo da commentare o un quesito da risolvere. Le finalità, per cui il blog si rivela particolarmente vantaggioso per il docente, sono molteplici: la verifica delle conoscenze pregresse, la capacità di stimolare un maggiore interesse verso un argomento, il dibattito tra gli studenti, eccetera. Diversamente da quanto accade in occasione di una comune discussione, che ha luogo in una classe, all’interno di un blog è favorito l’intervento dei discenti più timidi o la formulazione di idee più critiche.

Conclusione

Agli strumenti fin qui descritti, che richiedono un’azione creatrice da parte del docente, si aggiungono le risorse e i documenti già pronti e disponibili nel web, che possono essere utilizzati in supporto all’insegnamento e all’apprendimento.

Documentari e filmati, per esempio, sono reperibili in siti come YouTube, Vimeo o Rai; i documenti di testo, invece, possono essere consultati e scaricati presso i siti di Archive, Google Books, Google Scholar, Liber Liber e altri ancora. Per l’insegnamento della geografia è possibile ricorrere a Google Maps e a Google Earth.

La lista delle risorse sfruttabili per ottenere del materiale già pronto per la didattica potrebbe continuare: quelli appena menzionati costituiscono soltanto alcuni esempi.

Bibliografia

Emiliano Barbuto, Giuseppe Mariani, Concorso a cattedra 2019: Avvertenze generali per tutte le classi di concorso, Parte generale dei programmi concorsuali per accesso ai ruoli del personale docente, EdiSES, Napoli 2019.

Daniela Giannantoni , Nuove tecnologie e loro impatto nella didattica, Laboratorio A, Corso di formazione per docenti neoassunti, a.s. 2015/2016, https://www.savoiabenincasa.gov.it/wp-content/uploads/2016/05/NT-E-LORO-IMPATTO-NELLA-DIDATTICA.pdf.

Daniel Light, Deborah Keisch Polin, Integrating Web 2.0 tools into the classroom: Changing the culture of learning, EDC Center for Children and Technology, New York 2010, https://files.eric.ed.gov/fulltext/ED543171.pdf.

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