Il ruolo dell’insegnante di fronte al problema dei forestierismi nella lingua italiana

Questo articolo è tratto dal saggio breve “Il ruolo dell’insegnante di fronte al problema dei forestierismi nella lingua italiana” di Pamela Tedesco, elaborato per il modulo “Tendenze dell’italiano contemporaneo: i linguaggi settoriali” nel corso del Master in Didattica della lingua italiana a stranieri (Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio di Calabria, anno accademico 2019-2020).

Il problema dei forestierismi nella lingua italiana

Claudio Marazzini, professore ordinario di Storia della lingua italiana nell’Università del Piemonte Orientale, nonché presidente dell’Accademia della Crusca dal 2014, in occasione del convegno “La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi” svoltosi a Firenze il 23 e il 24 febbraio 2015, è intervenuto con la relazione intitolata Perché in Italia si è tanto propensi ai forestierismi?, poi pubblicata negli Atti del convegno (Marazzini 2015).

Nel suo contributo il professore spiega che la risposta al quesito si ricava osservando che in Italia mancano sia un senso di identità collettiva, sia un’adeguata conoscenza della storia nazionale sia, pertanto, un senso di appartenenza alla cultura italiana. Ne consegue che il cittadino italiano non si sente tale, dunque si distacca con facilità dalla propria cultura e lingua; inoltre, soprattutto nel caso dei giovani, se ne allontana anche fisicamente. A ciò si aggiunge il «vizio» della classe dirigente, che tende a favorire i forestierismi, in quanto «cambiare le parole non costa nulla, e a volte dà l’illusione di aver cambiato le cose» (Marazzini 2015, 24).

Si consideri, per esempio, la dichiarazione del 25 ottobre 2018  dell’allora Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, Luigi di Maio: «sono fiducioso che lo spread nelle prossime settimane inizierà a scendere. […] I mercati non sono preoccupati per le regole europee, ma per uno storytelling falso sul fatto che l’Italia voglia uscire dall’euro» (Giornale di Puglia 2018). Ci troviamo in presenza di due forestierismi: se per l’utilizzo del primo si può tentare una giustificazione, considerando la valenza tecnico-economica del termine che ne ha indotto l’impiego sin dal gennaio del 2011, nel secondo caso con evidenza ci si trova di fronte a una forzatura, in quanto l’anglicismo “storytelling” può essere tradotto in italiano con la parola “narrazione” in modo del tutto equivalente, mentre l’utilizzo del termine straniero «non apporta alcun valore aggiunto all’efficacia comunicativa» (Mamilli 2018, 28).

I forestierismi non caratterizzano comunque soltanto il linguaggio della politica e delle istituzioni, il cui esempio più rappresentativo è costituito probabilmente dal nome della recente legge italiana Jobs Act, acronimo della legge statunitense “Jumpstart Our Business Startups Act”, promulgata nel 2011. Anche il mondo aziendale e quello finanziario sono pieni di termini di origine anglo-americana, quali shiftare, switchare, schedulare, meeting, bail in, bail out, austerity e molti altri. Poi vi sono i giornali, la televisione, la radio e i social network, che contribuiscono a estendere l’utilizzo dei forestierismi, “settoriali” e non, in ogni ambito della vita quotidiana (Mamilli 2018, 29).

Ne deriva indubbiamente un certo disagio, vissuto da una grande fetta della popolazione, la quale non è in grado di comprendere tali termini, in quanto non ha studiato  le lingue straniere; basti pensare alle difficoltà enormi a cui un anziano può andare incontro, quando per esempio all’ospedale è sottoposto a un triage o a un day surgery. Il problema è che spesso l’indeterminatezza e la confusione causate dall’incapacità di comprendere i forestierismi è favorita proprio da chi ne fa uso.

Tralasciando, in questa sede, la trattazione delle soluzioni che finora sono state proposte per risolvere la questione dei forestierismi, come per esempio la loro traduzione, ci si può interrogare piuttosto sull’atteggiamento che l’insegnante di lingua italiana deve assumere nei loro confronti.

Osservare l’italiano contemporaneo per una didattica concreta

«Nell’hot spot dell’isola oltre un centinaio di ospiti. Sono ripresi gli sbarchi fantasma con piccole imbarcazioni lasciate al largo da ‘navi madre’» recita il sommario dell’articolo Migranti: altri tre mini sbarchi a Lampedusa, approdati in 80, pubblicato online dall’Ansa alle ore 9:33 del 29 settembre 2019. Nel medesimo giorno, dieci minuti prima, nel sito web de Il Giornale esce l’articolo Il leader della protesta e le elezioni (impossibili). Diamo uno sguardo anche a Il Sole 24 ore; nello stesso orario troviamo in evidenza un pezzo intitolato Trump va alla guerra sui mercati dei capitali: delisting dei colossi cinesi da Wall Street, sotto il quale leggiamo il sommario: «Non solo dazi: il tycoon vorrebbe un delisting d’autorità di grandi società di Pechino oggi quotate sulle piazze americane e l’imposizione di barriere a ulteriori progetti cinesi di attingere ai mercati dei capitali Usa».

Possiamo consultare anche testate meno conosciute, come quella dell’Agro Nocerino Sarnese, che attorno alle dieci del mattino del 29 settembre pubblica l’articolo Nocera Inferiore. Bonifica dei fiumi killer, terza conferenza di servizi, oppure come il quotidiano Next, che tre ore prima regalava ai suoi lettori il pezzo Cashback: il risparmio per chi paga con bancomat o carte di credito.

Questi sono soltanto alcuni esempi, tratti dai giornali in rete, dell’abuso giornaliero che viene fatto dei forestierismi, non soltanto dalle testate, ma anche dalla televisione e dagli utenti dei social network: hot spot, leader, delisting, tycoon, killer, cashback sono tutti termini che possono essere sostituiti con un equivalente italiano e che possono creare confusione. Se, per esempio, cerchiamo hot spot nel vocabolario di Treccani, vi troviamo che si tratta di un prestito dal linguaggio scientifico della lingua inglese per indicare «zone ristrette di impianti con temperatura relativamente alta» oppure un tipo di vulcano.[1] Ne consegue che l’uso che ne fa l’Ansa si può considerare inappropriato; inoltre denota una certa insensibilità nei confronti di chi non può intuire il cambiamento semantico, perché non conosce nemmeno il significato originario del termine.

Di fronte a un fenomeno così complesso e articolato, in quanto spesso del tutto arbitrario e in generale mancante di un’azione normalizzatrice, l’insegnante di lingua italiana non può assumere un atteggiamento di indifferenza. Se l’obiettivo dell’insegnamento è rendere autonomo lo studente dal punto di vista linguistico nel contesto in cui si è inserito, è necessario metterlo al corrente della differenza che intercorre tra l’italiano spiegato nei manuali e quello effettivamente parlato e scritto nella vita di ogni giorno. Allo studio delle regole grammaticali, dunque, si può affiancare un potenziamento delle competenze comunicative, che permetta al discente di imparare non soltanto i termini dei linguaggi settoriali, le espressioni tipiche della lingua parlata, le varietà regionali e il linguaggio giovanile, ma anche l’utilizzo dei termini stranieri che si fa in Italia, procedendo a una cernita che includa quelli realmente necessari e quelli ormai sedimentati.

L’attività didattica appena proposta risulta particolarmente utile nel caso in cui gli studenti siano anglofoni: questi ultimi, infatti, in base alla mia esperienza personale, di fronte a una parola di origine anglo-americana inserita in un testo italiano, la interpretano con il significato originario che già conoscono, quindi soltanto se qualcuno spiega loro che il medesimo termine in Italia può essere utilizzato con un’altra accezione, si evita il fraintendimento e la confusione.

Talvolta risulta difficile individuare dei testi specifici sull’argomento, che siano completi e aggiornati. L’insegnante, allora, può ricorrere ad altri mezzi e strumenti nel tentativo di preparare i suoi studenti ad affrontare l’italiano contemporaneo, sempre più ricco di forestierismi.

Preparare una lezione sull’italiano contemporaneo e sui prestiti linguistici

Ampliando la trattazione alla categoria più generale dei neologismi, che include anche i prestiti linguistici, un primo strumento che l’insegnante di lingua italiana può tenere in considerazione è il periodico Italiano digitale pubblicato online dall’Accademia della Crusca. Nella sezione intitolata “Parole nuove” si trovano interessanti spunti sull’argomento. Nell’ultimo numero, per esempio, il primo contributo prende in esame alcuni composti formati da aggettivo + aggettivo, prendendo spunto dal recente neologismo gialloverde (D’Achille 2018); il secondo, invece, ripercorre l’utilizzo del termine inglese hater, preso in prestito a partire da 2008 e oggi diffuso massicciamente (Gheno 2018); il terzo analizza l’adozione della parola skill e delle locuzioni che la contengono (life skills, hard skills, soft skills e skill games), nonché della creazione di adattamenti suoi derivati, quali l’aggettivo skillato, il verbo skillare e i sostantivi skillatura e skillaggio (Francalanci 2018).

Un altro strumento che può tornare utile è il vocabolario dei neologismi, pubblicato online da Treccani nella sezione “Lingua italiana”, in cui sono riportate le citazioni delle prime attestazioni nei giornali.[2] Vi si trovano sia lemmi che non prendono in prestito parole straniere, come “affettoterapia”,  “berlusconata” o “panineria”, sia forestierismi, come “canyoning”, “e-banking” o “family day”. L’insegnante può sceglierne alcuni, in particolare quelli che riscontra quotidianamente leggendo i giornali, guardando la televisione e frequentando i luoghi pubblici.

A questi due strumenti si può anche associare una lettura guidata di articoli recenti, che da una parte affrontano tematiche su cui facilmente capita di confrontarsi nei vari ambiti della quotidianità, come nel contesto familiare o lavorativo, dall’altra trattano argomenti legati a un settore specifico, in cui sono inseriti i suoi studenti di origine straniera (per esempio di un corso universitario, in cui si fa uso di termini settoriali, come può accadere nei dipartimenti di giurisprudenza o di archeologia).

Sarà compito dell’insegnante rendere consapevoli i discenti del fatto che, spesso, in luogo di un forestierismo è preferibile utilizzare il suo equivalente italiano, come nel caso di fan (sostenitore, appassionato, tifoso, fanatico, ammiratore), leader (capo, guida, presidente, comandante), skill (abilità, capacità, competenza, destrezza, conoscenza), cheap (economico, a buon mercato, scadente), partner (socio, compagno, collega, amico, fidanzato, coniuge) e così via.

Bibliografia e sitografia

Agro 24. “Nocera Inferiore. Bonifica dei fiumi killer, terza conferenza di servizi”. 29.09.2019. https://www.agro24.it/2019/09/nocera-inferiore-bonifica-dei-fiumi-killer-terza-conferenza-servizi/.

Ansa. “Migranti: altri tre mini sbarchi a Lampedusa, approdati in 80”. 29.09.2019. http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2019/09/29/migranti-altri-tre-mini-sbarchi-a-lampedusa-approdati-in-80_4410e387-5ba2-4c27-844f-627d68292e73.html.

D’Achille, Paolo. “Gialloverde”, In Italiano digitale 7 (4): 79-84.

Francalanci, Lucia. 2018. “Skillato, esperienziato o dotato di skill?”. In Italiano digitale 7 (4): 88-98.

Gheno, Vera. “Le nuove frontiere dell’odio: gli hater in rete”. In Italiano digitale 7 (4): 85-87.

Giornale di Puglia. “Di Maio: «Mercati preoccupati da storytelling uscita euro»”. 25.10.2018. https://www.giornaledipuglia.com/2018/10/di-maio-mercati-preoccupati-da.html.

Guelpa, Luigi. “Il leader della protesta e le elezioni (impossibili)”. Il Giornale. 29.09.2019. http://www.ilgiornale.it/news/politica/leader-protesta-e-elezioni-impossibili-1760065.html

Marazzini, Claudio. 2015. “Perché in Italia si è tanto propensi ai forestierismi?”. In La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi, 14-26. Firenze: goWare.

Mamilli, Luigi. 2018. “Globalizzazione e depauperamento della lingua italiana”. La Voce della Famìa Ruvignisa 205: 28-29.

Treccani. Voce “hot spot”. Vocabolario online. http://www.treccani.it/vocabolario/hot-spot.

Valsania, Marco. “Trump va alla guerra sui mercati dei capitali: delisting dei colossi cinesi da Wall Street”. Il Sole 24 ore. 29.09.2019. https://www.ilsole24ore.com/art/trump-va-guerra-mercati-capitali-studia-delisting-colossi-cinesi-wall-street-ACgKzon.


[1] Si riporta la voce completa nel vocabolario online: «hot spothòt spòt› locuz. ingl. (propr. «punto caldo»; pl. hot spots ‹… spòts›), usata in ital. come s. m. – Espressione con cui vengono indicate, nel linguaggio scient. e tecn., zone ristrette di impianti con temperatura relativamente alta. In partic., in geologia, vulcano isolato nel mezzo di una zolla litosferica, costituente una zona di sollevamento crostale da cui vengono eruttate lave di composizione basaltica; la formazione degli hot spots è legata alla presenza nel mantello terrestre di correnti ascensionali calde (pennacchi), tramite le quali risalirebbe in superficie magma, con vistose manifestazioni vulcaniche. Tali zone rimarrebbero fisse per almeno una decina di milioni di anni, cosicché il transito al di sopra di uno di essi di una zolla litosferica, sia oceanica, sia continentale, darebbe luogo ad allineamenti di apparati vulcanici, come quelli della catena delle Hawaii».

[2] L’url della pagina è il seguente: http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/neologismi/

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