In questo articolo vengono trattate le principali differenze tra la lingua italiana e quella latina.
1. Le declinazioni
Nella lingua italiana, ogni vocabolo è costituito da almeno due elementi:
- la radice, la parte invariabile;
- la desinenza, la parte variabile a seconda del genere (maschile o femminile) e del numero (singolare o plurale).
Ecco degli esempi:
libro = libr (radice) + o (desinenza)
libri = libr (radice) + i (desinenza)
matita = matit (radice) + a (desinenza)
matite = matit (radice) + e (desinenza)
Per indicare la modifica di una parola nella sua desinenza si usa il termine flessione (dal latino flexio, che significa “piegamento”, “modificazione”). Quando caratterizza gli articoli, i nomi, gli aggettivi e i pronomi, la flessione è chiamata declinazione. Se invece riguarda i verbi, la flessione è definita coniugazione.
Nella lingua italiana le declinazioni dei nomi consistono semplicemente nella modifica della desinenza per passare dal singolare al plurale. Le declinazioni sono quattro:
- prima declinazione = nomi con desinenza in -a
scuola, scuole
maglia, maglie - seconda declinazione = nomi con desinenza in -o
foglio, fogli
quaderno, quaderni - terza declinazione = nomi con desinenza in -e
fiore, fiori
lezione, lezioni - quarta declinazione = nomi invariabili
la città, le città
la università, le università
Nella lingua italiana, dunque, le declinazioni servono soltanto a indicare il numero (singolare o plurale), mentre la funzione logica (soggetto, complemento, attributo, ecc.) si riconosce in base alla posizione della parola nella frase e alla presenza di eventuali articoli o preposizioni.
Osserva il seguente esempio:
studenti = student (radice) + i (desinenza)
La desinenza -i ci informa che il numero è plurale.
Gli studenti sono bravi.
Gli studenti = soggetto della frase
Questi sono i compiti degli studenti.
degli studenti = complemento di specificazione
Quindi abbiamo due funzioni diverse, quelle di soggetto e di complemento di specificazione, indicate dalla posizione e dalla presenza dell’articolo (gli) e della preposizione articolata (degli).
Nella lingua latina la declinazione delle parole serviva anche per segnalare le variazioni della funzione logica, quindi non solo del numero. Inoltre le declinazioni erano cinque, perciò una in più rispetto all’italiano.
2. I generi
Nella lingua italiana i generi sono due:
- maschile;
- femminile.
Nella lingua latina i generi erano tre:
- maschile;
- femminile;
- neutro.
Il genere neutro veniva utilizzato per gli esseri inanimati e per i concetti astratti. Il termine neutro, infatti, deriva dal latino neuter, che significa “né l’uno, né l’altro”, ovvero né maschile, né femminile.
3. L’articolo
Diversamente dall’italiano, il latino non utilizzava l’articolo.
4. La pronuncia
Gli antichi Romani pronunciavano in modo diverso alcune lettere:
la lettera v era pronunciata come la nostra u;
vinum > pron. /uinum/
le lettere c e g erano sempre pronunciate con i suoni ch (come in cane) e gh (come in gatto) della lingua italiana;
celer > pron. /cheler/
il gruppo gn si pronunciava con i due suoni staccati gh (come in gatto) + n.
In generale la pronuncia latina è molto discussa, quindi probabilmente vi erano altre differenze ancora.
La pronuncia ecclesiastica
Nelle scuole italiane, inoltre, si tende a utilizzare la cosiddetta pronuncia scolastica, o ecclesiastica, anziché quella originaria degli antichi. La pronuncia ecclesiastica è quella che tiene in considerazione i cambiamenti avvenuti nell’epoca medievale, perciò somiglia molto a quella italiana odierna, con poche differenze:
la h è leggermente aspirata, ma quasi non si sente;
hinc > pron. /inc/
gl si pronuncia gh (come in gatto) + l;
glis > pron. /ghlis/
ph si legge f;
philosophia > pron. /filosofia/
il gruppo ti seguito da vocale si legge zi.
amicitia > pron. /amicizia/
Quando il gruppo ti è preceduto dalla lettera s, x o t, non si pronuncia zi, bensì si legge ti, dunque così come è scritto. Per esempio hostis > pron. /ostis/. Se nel gruppo ti, la i è accentata, la pronuncia è ti, come nel caso della parola totius > pron. /totìus/.
5. I dittonghi
Nella lingua latina vi erano anche i dittonghi, ossia coppie di vocali pronunciate assieme:
ae, pronunciato e;
praeda > pron. /preda/
oe, pronunciato e;
poena > pron. /pena/
au, pronunciato au;
aurum > pron. /aurum/
eu, pronunciato eu.
Europa > pron. /Europa/
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