Un acquedotto romano nella Val Rosandra

A pochi chilometri di distanza da Trieste, nell’area protetta della Val Rosandra (comune di San Dorligo della Valle), si possono ammirare i resti di un acquedotto di età romana, di grande interesse per l’archeologia e per lo studio del rapporto tra l’uomo e l’ambiente ai tempi dell’antica Roma.

Della Val Rosandra, di altri resti archeologici e di altri luoghi d’interesse ho scritto nel seguente articolo: La Val Rosandra: boschi, torrenti e resti archeologici

Tratto dell’acquedotto romano in prossimità dell’ingresso alla Val Rosandra
Tratto dell’acquedotto romano in prossimità dell’ingresso alla Val Rosandra

Un po’ di storia

L’acquedotto fu costruito per rifornire di acqua l’antica Tergeste, oggi Trieste.

Si ritiene che la colonia romana di Tergeste fosse stata fondata attorno alla metà del I secolo a.C., in occasione dell’incursione (52 a.C.) dei Giapidi (o Iapodi), un popolo che abitava nella regione adriatica orientale.

Nei decenni successivi la città fu dotata di un articolato sistema viario e di una rete di approvvigionamento idrico formata da almeno tre acquedotti, dei quali si è conservato soltanto parte di uno, quello di Bagnoli della Rosandra.

L’acquedotto nell’antichità

L’acquedotto canalizzava le acque del torrente Rosandra, probabilmente tramite un sistema di condotti alimentati da sorgenti, quest’ultime ancora oggi sfruttate presso San Dorligo della Valle.

Realizzato in muratura di pietrame e malta, era coperto con volta a botte.

Muratura dell’acquedotto romano in prossimità dell’ingresso alla Val Rosandra
Muratura dell’acquedotto romano in prossimità dell’ingresso alla Val Rosandra

Con un percorso sotterraneo di circa 17 chilometri, raggiungeva l’odierna via dell’Istria, scendeva lungo via San Michele e via Madonna del Mare, terminando all’incrocio tra via del Bastione e via San Michele.

L’acquedotto oggi

Alcuni segmenti dell’acquedotto si sono conservati sino a oggi; in alcuni punti essi sono ricoperti dalla fitta vegetazione della riserva naturale.

Un primo tratto è visibile lungo la riva sinistra del Rosandra fino a Bagnoli Superiore (frazione di Bagnoli della Rosandra). L’acquedotto in questo punto oltrepassava il torrente, quindi i resti continuano lungo la sponda destra fino a Bagnoli della Rosandra.

L’acquedotto romano nella Val Rosandra
L’acquedotto romano nella Val Rosandra

In prossimità della piazza di Bagnoli, l’acquedotto cambiava direzione verso occidente, quindi procedeva lungo il versante orientale del Monte Usello. Il lungo tratto che cingeva il Monte Usello venne demolito, purtroppo, in occasione della costruzione negli anni Settanta del Novecento di uno stabilimento della Grandi Motori.

Un segmento è visibile anche nell’antiquarium di Borgo San Sergio.

L'antiquarium di Borgo San Sergio (Trieste tematica).
L’antiquarium di Borgo San Sergio (Trieste tematica).

Bibliografia

Importanti studi sull’acquedotto sono stati condotti da Pietro Nobile (1776-1854), che ne individuò 46 sezioni, e più recentemente da Fiorello de Farolfi (1908-1989). Questi ne ricostruì il tracciato fino a Trieste, evidenziandone l’andamento sinuoso, necessario per evitare di attraversare punti tanto elevati.

Per approfondire

Paola Maggi, Renata Merlatti, Gabriella Petrucci (a cura di), Sotto Trieste: percorsi nella città tra storia e archeologia, Trieste 2009, pp. 10-59.

Pamela Tedesco, I siti archeologici di Trieste: Parte II, «Chartae Historiae. Periodico dell’A.S.D. Trieste Scherma Storica» 2 (2017).

Pamela Tedesco, I siti archeologici di Trieste: Parte I, «Chartae Historiae. Periodico dell’A.S.D. Trieste Scherma Storica» 1 (2016).

Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Piano paesaggistico regionale: Zone di interesse archeologico, U27 – Acquedotto di Bagnoli.

Fiorello de Farolfi, Gli acquedotti di Trieste, con particolare riguardo all’acquedotto di Bagnoli, «A.M.S.I.» 13 (1965), pp. 5-80.

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